Sei lì, ti svegli la mattina, fai la tua solita colazione mentre guardi il telegiornale.
Fuori è una bellissima giornata eppure non hai voglia di fare nulla. Bevi il tuo caffè e le ore passano.
E’ sempre più tardi, la mattinata passa e tu sei sempre lì, in pigiama. Inutile vestirsi, tanto non devi uscire, fa troppa paura.
Non devi andare a fare la spesa, ci penserà qualcun’altro, sanno che tu non ce la fai. Non devi andare in palestra… ormai l’ultima volta è un ricordo lontano, nemmeno sai come ci riuscivi allora!
La tua vita si svolge fra le 4 mura di casa. Non c’è nulla di particolare che devi fare o che devi organizzare. L’unica cosa a cui fare attenzione sono i segnali del tuo corpo. Evitare ciò che ti fa venire la tanto odiata tachicardia, l’ansia, la paura, il panico.
Ma la vita non può svolgersi in una scatola! E tu lo sai. Così la “depressione” prende il sopravvento.
I pensieri su quello che avrebbe potuto essere e non è stato. I film su tutto il tempo perso, sulle ore trascorse a fare nulla. Sul fatto che non sei più un ragazzino o una ragazzina, ma che non riesci proprio ad essere del tutto autosufficiente, come avresti voluto, come avresti sperato.
In condizioni del genere si pensa di essere depressi oltre che ansiosi. Ma siamo proprio sicuri che la depressione sia una malattia a sé stante? E se fosse l’ovvia conseguenza di una vita vissuta in scatola a causa dell’ansia?
Troppo spesso si crede che sintomi come:
- Sensazione di “vuoto”;
- Tristezza continua;
- Stanchezza, mancanza di energia;
- Perdita di interesse o di piacere per le attività quotidiane;
- Disturbi del sonno;
- Pianto frequente o eccessivo;
- Difficoltà di concentrazione o di memoria;
- Sensi di colpa; sentirsi impotenti, inutili o senza speranza;
- Irritabilità…
siano accorpabili sotto l’etichetta “depressione” ed è facile che chi già soffre a causa dell’Ansia o di un Disturbo da Attacchi di Panico inizi a percepirsi di essere senza speranza: “Cavolo, non solo ho gli Attacchi di Panico, ora sono pure Depresso!”.
Ma pensiamoci bene… e se la perdita di voglia di vivere non fosse un ulteriore patologia psicologica, ma la propria libertà interiore che urla per venire alla luce e, non riuscendoci, si ritira nel dolore?
E il vero problema fossero le troppe volte in cui si è ricorsi all’evitamento come soluzione alle proprie paure?
Perché la paura è come un mostro che si ciba dei tuoi stessi evitamenti.
Più eviti qualcosa per paura, più questa paura sarà forte, più la paura sarà forte più sarà difficile uscire, più sarà difficile uscire più la vita sarà limitata, più la tua vita sarà limitata più ti sentirai “depresso”…
Cosa fare allora? La strada sta nell’iniziare ad interrompere questo circolo vizioso.
Certo, i ragionamenti logici non sono sufficienti, ma usando una logica “paradossale” è possibile disinnescare i meccanismi automatici dell’ansia e del panico e pian piano iniziare ad evitare di evitare.
Allora sarà possibile ritornare a far capolino al di là delle 4 mura, uscire, godersi il sole, fare una bella passeggiata, prendere la macchina ed andare in giro e, finalmente, non preoccuparsi più di aver paura, di perdere il controllo, di svenire o addirittura di morire, ma respirare, sorridere e godersi ogni momento di questa preziosa vita!
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