“Ciao, come stai? Come vanno le cose?”
“Beh, sai, ultimamente non tanto bene. Sto ancora male, non esco di casa, tutto mi sembra difficile…”
“Davvero, mi dispiace! Ma poi non hai più preso appuntamento con lo psicologo?”
“Eh, lo avevo fatto, ma poi proprio mentre andavo mi è venuto un attacco e mi sono bloccato, sono tornato indietro”.
“ Caspita mi dispiace! Ma sai, mi hanno detto che a volte è una questione genetica…”
“Si anche io ne ho sentito parlare, infatti a casa mia già mia nonna era depressa, non usciva di casa…”
“Ah ecco vedi…”
“Si, guarda… è proprio così perché per esempio anche mia zia…..”
Quante volte abbiamo sentito o siamo stati partecipi di conversazioni di questo genere?
Una persona ci chiama a casa, vuole sapere come stiamo. Il peso che abbiamo da portare addosso è eccessivo, troppo grande per una sola persona e quando qualcuno chiede: “come stai?” finiamo per vomitare tutto fuori per sentirsi finalmente vuoti.
Ma siamo davvero sicuri che parlarne aiuti? E se fosse un’altra di quelle soluzioni che sembrano aiutare chi soffre di panico ed ansia ed invece, a lungo andare, contribuisce a complicare le cose?
In che modo?
Certo, qui non si fa riferimento alle volte in cui parliamo del problema con lo scopo di risolverlo: in ambito terapeutico ad esempio. Ma quando lo facciamo per sfogarci, alleggerire la tensione. In questi casi, dopo aver dato voce a tutta la nostra sofferenza, li per lì ci sembra di stare meglio, di essere più leggeri, ma se il primo effetto è positivo, quello a lungo termine lo è molto meno.
Perché? Perché man mano che noi parliamo, parliamo e ancora parliamo, della nostra situazione essa peggiora. Esattamente come se si avesse in testa una pianta velenosa: parlare del problema è come darle un fertilizzante speciale… essa inizia a crescere, crescere, CRESCERE fino a diventare sempre più grande, sempre più immensa, sempre più ENORME e, soprattutto, sempre più difficile da estirpare.
Chi soffre di ansia e panico sa quanto sia difficile venir fuori da certe dinamiche, soprattutto se non si ha prima una strada alternativa da percorrere.
Ecco perché diventa fondamentale trovare un sostegno professionale adeguato che possa guidare nell’intraprendere le giuste strategie. Perché ciò che sembra impossibile fare da soli, diventa possibile quando si ha qualcuno in cui riporre la propria fiducia.
Dott.ssa Roberta Guzzardi
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